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Dad e adolescenti, istruzioni per l'uso

Anche se in maniera ridotta, la Didattica a distanza continuerà ad accompagnare gli studenti nei prossimi mesi. Ma quali sono le difficoltà emotive e relazionali riscontrate dai ragazzi che devono seguire le lezioni a distanza? E i genitori come possono aiutarli? Ne parliamo in un'intervista con il dott. Alessandro Doretti, psicologo e psicoterapeuta del Centro Kaleidos





Rientro in classe sì, ma non obbligatoriamente al 100%. In base al nuovo decreto, le scuole secondarie di secondo grado, in zona arancione o gialla, devono garantire le lezioni in presenza per almeno il 70%, fino a un massimo del 100%. Ma siccome non tutte le scuole hanno spazi sufficienti per poter accogliere il 100% degli studenti nel rispetto dei protocolli di sicurezza, è plausibile che una buona percentuale di allievi continuerà a seguire le lezioni in Didattica a distanza (Dad). Ma che impatto sta avendo la Dad sulla crescita degli adolescenti? Quali sono le difficoltà che i ragazzi hanno dovuto affrontare, sia dal punto di vista relazionale sia dal punto di vista emotivo? Che cosa possono fare i genitori per aiutare i figli in difficoltà. Ne parliamo con il dott. Alessandro Doretti, psicologo e psicoterapeuta del Centro Kaleidos.


Anche se il rientro in classe è previsto per almeno il 70%, la Dad continuerà. Come è vissuta dagli adolescenti questa continua incertezza?

"Gli adolescenti di oggi si trovano a vivere un’esperienza che non solo era difficilmente immaginabile fino a poco più di un anno fa, ma anche qualcosa a cui è complesso fare fronte in assenza di competenze specifiche. Gli adolescenti si sono trovati ad affrontare qualcosa che mina le basi del percorso di ogni bambino o ragazzo dai 12 anni ai 18 circa: la socializzazione con i pari. Sebbene questo sia un aspetto assai rilevante ad ogni fascia di età, nel periodo scolare diventa ciò che permette di crearsi quelle basi sicure per effettuare nuove esperienze e per sperimentare, insomma per crescere e diventare adulti.

Senza queste basi sicure la quotidianità è vissuta con una instabilità tale che l’insicurezza del momento diventa “schiacciante”, a tal punto da non permettere di aprirsi al nuovo e all’altro. In questi casi diventa molto più semplice rinchiudersi nell’unico posto che appare ai loro occhi sicuro, cioè la propria casa o addirittura la propria stanza. Ciò, però, non è solo riduttivo dell’esperienza quotidiana, ma rischia anche di amplificare dinamiche disfunzionali presenti all’interno del nucleo familiari, modalità relazionali che spesso non sono neanche visibili e esplicite".

Quali sono le difficoltà maggiori che gli adolescenti hanno incontrato nella DAD? E i rischi psicologici e relazionali?

"Nelle videolezioni online è innegabile che qualcosa non funzioni totalmente. E la causa non è da ricondurre solamente alla connessione scadente, ai rumori di fondo dati dai microfoni accesi o del postino che suona il citofono. Nella comprensione di tale fenomeno può aiutarci capire come funziona il nostro cervello.

In contesti come la DAD scompare per la maggior parte il paragone con gli altri. Ciò è, invece, una caratteristica essenziale delle nostre interazioni: gli esseri umani, quando si relazionano tra di loro, iniziano a imitarsi in modo inconsapevole, tramite meccanismi di rispecchiamento.

L’aspetto rilevante, però, è che tale fenomeno di adattamento reciproco non avviene solamente a un livello comportamentale, ma è verificabile anche nelle risposte psicofisiologiche del cervello. Nel momento in cui cooperiamo con qualcun altro le attività cerebrali di ciascuno incominciano ad allinearsi tra loro. Ciò emerge in maniera molto chiara dalla registrazione dei segnali elettrici della nostra attività cerebrale. Sembrerebbe che svolgere un’attività insieme non solo attivi le medesime aree cerebrali, ma che addirittura generi una serie di eventi che fanno “risuonare” due cervelli con lo stesso ritmo.

Tutte quelle azioni che si compiono fisicamente assieme ad altre persone comportano il rilascio di ormoni specifici che promuovono determinati processi sociali affiliativi attraverso meccanismi di ricompensa. Questo processo, come è facile immaginare, porta ad esprimere emozioni positive e a formulare motivazioni basate sulla ricerca del piacere, rafforzando le relazioni e il senso di fiducia reciproca.

Possiamo quindi affermare che svolgere un’attività insieme ad altre persone conduce a rendere meno netti i confini tra il sé e l’altro, ad invogliarci a non adottare l’individualità come meccanismo unico di azione, ma a prediligere una modalità mista a individualità e scambio di gruppo. Ciò porta ovviamente alcuni vantaggi evolutivi collegati alla sicurezza e alla protezione".

Tra lockdown e Dad, mantenere le relazioni con i compagni non è stato facile. Qualche consiglio su come gestire i rapporti con i coetanei, quando si è in zona rossa?

"Gestire le relazioni con i propri pari in questo momento non è affatto semplice.

Primo aspetto, da non sottovalutare, è certamente l’utilizzo di internet: non dobbiamo rischiare di “demonizzare” tale strumento solamente perché non permette ai ragazzi di incontrarsi fisicamente con i loro amici. Anzi, nei momenti in cui il distanziamento fisico è necessario, la tecnologia è di grande aiuto per mantenere i contatti con le persone a cui teniamo e con cui vogliamo mantenere un rapporto.

Internet non rappresenta il “male”, però un suo abuso può creare disfunzionalità. Pertanto noi adulti, responsabili per i nostri figli, dobbiamo essere in grado di proporre loro alternative valide e motivanti.

Ad eccezion fatta per il lockdown di marzo 2020, tutte le situazioni che hanno visto l’imposizione di restrizioni alla libertà di circolazione e di incontro non hanno mai vietato la possibilità di uscire da casa propria per una passeggiata o per effettuare sport nelle vicinanze della propria abitazione.

È importante riuscire a mostrare questa soluzione come una necessità e non come una opportunità: i bambini e gli adolescenti hanno un importante bisogno di muoversi e di esprimersi con il corpo, non avendo ancora tutti gli strumenti per poter esprimere con la parola ciò che vivono".


I genitori come possono aiutarli nello studio? Essere troppo presenti non potrebbe essere d'intralcio nel loro percorso di autonomia?

"I genitori devono ricordarsi che sono responsabili dei propri figli. Essere troppo presenti o troppo assenti, essendo entrambi degli estremi, sono sempre scelte poco funzionali e non adeguate nell’educazione. Pertanto, come in tutti gli ambiti che riguardano la relazione genitori – figli, l’obiettivo è quello di alternare fiducia a controllo: la prima promuoverà autonomia e responsabilità, mentre il secondo aspetto permetterà di sentirsi “contenuti” da un ambiente che è pronto a porre dei confini tutelanti.

E' importante ricordare – soprattutto ai genitori, ma anche ai bambini e ai ragazzi – che ciò che diventa veramente rilevante non è “fare sempre la cosa giusta”. Bisogna imparare a sbagliare! L’errore ci permette di ricordarci che non siamo macchine perfette, che possiamo accettare noi stessi per i nostri pregi e anche per i nostri limiti. Ciò su cui è più importante concentrarsi è il processo di riparazione: fornire ai nostri figli le modalità per riparare al nostro errore (o al voto negativo) è molto più istruttivo che insegnare a non sbagliare mai".


Con la Dad, c'è il rischio che chi è meno bravo degli altri venga penalizzato ancora di più?

"Renato Borgatti, direttore del reparto di neuropsichiatria infantile della Fondazione Mondino di Pavia, ha dichiarato che “la didattica a distanza è stato un modo di noi adulti per pulirci la coscienza, una scelta classista e antidemocratica. Si salvano e vanno avanti solo quei ragazzi che hanno una solidità e una maturità spiccata, famiglie solide alle spalle che possono seguirli, sostenerli e riconoscere i segni di disagio che a volte resta mascherato. Tutti gli altri invece soccombono.” Questa situazione, pertanto, potrebbe apparire come una vera e propria “selezione”, che presenterà le conseguenze solamente fra qualche anno, quando bambini e ragazzi si troveranno ad affrontare con timore e isolamento il mercato del lavoro, già ampiamente in difficoltà a causa dalla pandemia.

Non dimentichiamo che ci cono centinaia di ragazzi che rimangono isolati senza strumentazione tecnologica o connessione ad internet.

Poi ci sono in ragazzi BES (acronimo di bisogni educativi speciali), che hanno visto riconosciuta la possibilità (e purtroppo non l’obbligo per la scuola) di svolgere le lezioni in presenza, anche quando i compagni sono in DAD, solamente dell'autunno del 2020 (con l'introduzione delle zone rosse). Provate ad immaginare cosa significa per un ragazzo con ADHD (Disturbo da deficit di attenzione/iperattività) passare una mattinata intera seduto davanti a un monitor che invia ancor più stimoli di quanti già ne riceva lo stesso ragazzo in una normale giornata di scuola. Non può certo apparire funzionale questo tipo di apprendimento, soprattutto nel momento in cui la DAD si è rivelata obbligatoria per tutti ed è quindi stata messa in campo da un giorno con l’altro, senza una reale preparazione e un adattamento dei programmi formativi a questa modalità".


Anche dalle situazioni difficili e dolorose come quella che stiamo vivendo si possono trarre degli insegnamenti positivi. Cosa avranno imparato i ragazzi da questa esperienza?

"La DAD è senza dubbio stata anche un’opportunità per alcuni: molti ragazzi e ragazze hanno infatti imparato a studiare in modo diverso, con gli stessi strumenti tecnologici che prima venivano visti quasi solamente come una distrazione. Internet è un mondo pieno di informazioni utili e di strumenti efficaci per compensare difficoltà che ogni giorno gli studenti e le studentesse affrontano. Bisogna, come sempre, saper istruire i ragazzi a usare Internet nel modo più opportuno.

Inoltre, le videolezioni hanno aiutato la partecipazione e l’esposizione di quegli studenti più timidi, quelli che di solito in classe faticano ad esprimersi davanti al gruppo. La possibilità di essere davanti a diverse persone virtualmente, ma nello stesso momento da soli nella propria stanza, ha abbassato sensibilmente quell’ansia da prestazione a cui tutti siamo esposti quando siamo chiamati ad esprimere una nostra conoscenza davanti a persone che potrebbero giudicarci.

Infine credo che la DAD abbia riconsegnato senso alla parola “presente”: ogni studente ha dovuto scegliere se darsi da fare, apparire solo come un’icona, o non connettersi affatto.

Se ben valorizzate, queste competenze potranno essere integrate in questa nuova fase di didattica in presenza, con l'obiettivo di favorire la maturazione di ogni bambino e adolescente".

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